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Giorno della Memoria 2024: parliamo di "Lasciami andare, madre" di Helga Schneider



“PER ME DOVEVA ESSERE GIUSTO CIÒ CHE ERA GIUSTO PER IL GOVERNO,” ESORDISCE CON VOCE FERMA “E NON AVEVO IL DIRITTO A PENSIERI, OPINIONI O SENTIMENTI DI ORDINE PERSONALE. AVEVO INVECE IL DOVERE DI OBBEDIRE SENZA DISCUTERE AGLI ORDINI SUPERIORI, E SE QUESTI ORDINI PREVEDEVANO DI SOFFOCARE NELLE CAMERE A GAS MILIONI DI EBREI IO ERO PRONTA A COLLABORARE. PER CUI, CREDIMI, NON POTEVO ASSOLUTAMENTE PERMETTERMI LA MINIMA DEBOLEZZA NEI CONFRONTI DI MAMME O BAMBINI. QUANDO VEDEVO I PIÙ PICCOLI ENTRARE NEL BUNKER, L’UNICA COSA CHE RIUSCIVO A PENSARE ERA: ECCO DEI MARMOCCHI GIUDEI TOLTI DI MEZZO, ECCO DEI NEONATI CHE NON DIVENTERANNO MAI DISGUSTOSI EBREI ADULTI.”

LASCIAMI ANDARE, MADRE, HELGA SCHNEIDER



I libri che contengono memorie personali, in particolare memorie dolorose e sensibili, sono i più difficili di cui parlare. Eppure, sento la necessità di raccontarvi la mia esperienza di lettura di “Lasciami andare, madre” di Helga Schneider, edito da Adelphi.


E’ la fine degli anni Novanta. Helga è a Vienna in compagnia della cugina Eva. Stanno per entrare nella casa di riposo dove la madre di Helga, ormai molto anziana, è ospite; Helga non vede la madre dal 1971, l’anno in cui le presentò Renzo, suo figlio.


Dopo il gelido e inconcludente incontro degli anni Settanta, Helga non ha più cercato la madre; fino, appunto, al 1998, quando una delle conoscenti dell’anziana donna chiama Helga per comunicarle alcuni repentini peggioramenti della signora.


Helga prende coraggio, parte questa volta sola (incontrerà Eva direttamente a Vienna). Helga impiega molto tempo per decidersi a entrare nella stanza dei ricevimenti parenti della casa di riposo: vuole davvero rivedere quella donna? Vuole davvero parlare con lei? Per far capire ai lettori questi sentimenti contrastanti nei confronti della madre, Helga spiega che cosa ha fatto la genitrice durante la Seconda guerra mondiale.


Auschwitz (foto: Claudia)


Mentre il Terzo Reich vinceva le battaglie su diversi fronti, Traudi – l’allora giovane e bellissima madre di Helga e di Peter, decide di abbandonare la famiglia e di dedicarsi anima e corpo alla missione di ripulire la Germania dagli ebrei. Traudi diventa una SS, obbedisce agli ordini senza battere ciglio, è convinta di ciò che compie e di come lo compie.


Traudi supera il durissimo addestramento psicologico e viene assegnata alla sorveglianza dei più cruenti campi di concentramento e di sterminio: prima a Ravensbrück, quindi ad Auschwitz e a Birkenau.


Di questo oscuro passato Helga conosce poco. Nell’incontro che si sta svolgendo, Helga vorrebbe capire se la donna che l’ha abbandonata da bambina, generandole una ferita che ancora brucia e pulsa nel suo cuore, si è pentita.


L’anziana donna racconta ad Helga e ad Eva i suoi compiti nei campi dove è stata assegnata. Nessuna pietà per le donne con figli piccoli, per gli anziani, per i piccoli stessi. Sono stati condotti esperimenti medici raccapriccianti su donne e bambini? Sì. Sono stati bruciati ancora vivi coloro i quali non erano morti nelle camere a gas? Sì. Ha mai provato pena per i neonati ebrei? No. Prova rimorsi per aver inviato nei bordelli per soldati quella bella ragazza di Berlino che conosceva e che poi è morta di un’atroce malattia venerea? No.


Perché. L’unica domanda di Helga. Sapere perché.


“Lasciami andare, madre” è un libro breve, ma intenso e forte. E’ un libro che permette un’ampia riflessione sul convincimento di chi operava negli anni del nazismo in Germania e di riflettere sul drammatico rapporto tra madre e figlia, a causa delle scelte drastiche e drammatiche della prima.


Le domande di Helga innervosiscono Traudi, quella donna che la scrittrice a fatica chiama “Mutti” (mamma). Però, almeno una domanda avrà risposta, proprio la risposta che Helga immaginava. E così, dopo quelle parole, finalmente potrà prendere la propria decisione.


“NON PROVAVI COMPASSIONE PER QUELLE CAVIE UMANE?” CHIEDO A MIA MADRE (…)

“NO, NON PROVAVO COMPASSIONE” SEMBRA INCIAMPARE SULLA PAROLA “PER ‘QUELLE LÀ’, PERCHÉ SI OPERAVA PER IL BENE DELL’UMANITÀ.

LASCIAMI ANDARE, MADRE, HELGA SCHNEIDER

*


Questo libro lo consiglio agli studenti e alle studentesse che vogliono intraprendere un percorso sul nazismo, sulla Seconda guerra mondiale e sull’opera di convincimento dell’ideologia nazista nei confronti del popolo tedesco. Inoltre, è interessante per vedere la Shoah dal punto di vista dei carnefici anziché delle vittime.


                                                                                  *


Titolo: Lasciami andare, madre

L’Autrice: Helga Schneider

Editore: Adelphi


(fonte clicca qui)

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